L’ordine dei Carmelitani Scalzi

Il nome

Il nome dell’Ordine non deriva da un santo, come quello dell’Ordine Francescano che trae il nome da san Francesco. L’Ordine trae il nome dal Carmelo, che è un monte dell’Alta Galilea, una regione dello Stato di Israele.
Oggi l’Ordine si compone di due famiglie: l’Ordine Carmelitano (O.Carm.) e l’Ordine dei Carmelitani Scalzi (O.C.D.), che in un preciso momento storico si è scisso dal ceppo primitivo. Nei documenti ufficiali l’Ordine dei Carmelitani Scalzi è detto “Ordine dei Fratelli Scalzi della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”.

Significato del nome

Nella Bibbia, la parola Carmelo ricorre circa 43/44 volte ma con significati diversi. La si trova come nome “comune” per significare “giardino”, inteso come luogo dove cresce “abbondante vegetazione naturale”, cioè non coltivata né da Dio né dagli uomini (cfr Is 32, 15-16). Sempre nella Bibbia la stessa parola “Carmelo” è usata anche come nome “proprio” per indicare “Il Monte” per eccellenza. La parola “Carmelo” significa inoltre il colore rosso: il rosso “carminio” (cfr Cantico dei Cantici 7, 5-6). Infine, “Carmelo” vuol dire anche “chicco” di frumento o di orzo non duro, non ancora maturo (Lv 2, 14; 23, 14; 2 Re 4, 42).

Luogo di nascita

Wadi ‘ain es-Siah, presso la fonte detta “di Elia”, sul Carmelo, un monte dell’Alta Galilea, regione dello Stato di Israele. Più che un monte, il Carmelo è un complesso di colline e valli che si estende per circa 150 kmq di superficie. L’altezza massima misura circa 550 metri (Muhraqah = il Sacrificio).

Data di nascita

Verso la fine del XII secolo, quando un gruppo di laici pellegrini in Terra Santa decise di ritirarsi in preghiera eremitica sulle pendici del Monte Carmelo.

Genealogia

I Carmelitani appaiono senza genealogia. Infatti dei Carmelitani si può dire ciò che la Bibbia scrive del profeta Elia, il quale irruppe improvviso e già adulto nella storia di Israele, senza che di lui si conoscano né padre, né madre, né infanzia, né giovinezza, né di quale lavoro si occupasse. Di lui ci è detto soltanto il luogo di provenienza che è Tisbe. I Carmelitani si ritengono però figli ed eredi spirituali di Elia il Tisbita, abitatore del Carmelo, e di Maria di Nazareth, la madre di Gesù.

La Regola del Carmelo

Viene scritta tra il 1206 e il 1214, da Alberto Patriarca di Gerusalemme. Egli è il Legislatore dell’Ordine. La Norma di vita dei Carmelitani fu approvata definitivamente come vera e propria Regola del Carmelo da Innocenzo IV nel 1247.

La Regola del CarmeloTitoli particolari

I Carmelitani si ritengono discendenti del profeta Elia, figli di profeti e fratelli e sorelle della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo.

Storia dell’Ordine

Il sorgere dell’Ordine Carmelitano si riallaccia ad un gruppo di fedeli cristiani (penitenti, pellegrini) che, provenendo dall’Europa – e quindi latini – in linea con la “peregrinatio hierosolymitana” allora in voga, si stabilirono al Monte Carmelo più o meno nel periodo della terza crociata, 1189-1192. Essendo in atto l’occupazione dei Saraceni, che tra l’altro avevano conquistato Gerusalemme, i pellegrini che giungevano in Terra Santa dovevano trovare dei luoghi sicuri. È questo uno dei motivi per la scelta di dimorare sul monte Carmelo, appartenente al Regno Latino e protetto da fortilizi militari. Il monte Carmelo è l’ultima parte di una catena montuosa in Terra Santa, oggi Israele.

Probabilmente si trattava di reduci dalle crociate. Si chiamarono “Eremiti del Carmelo” (o “Eremiti Latini”) e si situarono sulla principale via di pellegrinaggio che conduceva da Akko a Cesarea. Abbiamo una testimonianza diretta già all’inizio del XIII sec. in un opuscolo sugli itinerari e pellegrinaggi in Terra Santa: un anonimo pellegrino ci parla di una “molto bella e piccola chiesa di nostra Signora” che gli eremiti latini, chiamati “Fratelli del Carmelo” avevano nel Wadi ‘ain es-Siah.

Le Tradizioni dell’Ordine del Carmelo riferiscono che i solitari i quali vissero sul sacro monte, anche prima del cristianesimo, dedicarono un vero culto a colei che doveva generare il Messia. Ci assicurano che nel giorno della Pentecoste molti di essi ricevettero lo Spirito Santo, che avendo avuto in seguito il modo di gustare le conversazioni e la familiarità della Beata Vergine, le portarono una venerazione e un amore del tutto speciali, e infine che ebbero la gioia di dedicarle la prima cappella costruita in suo onore, nel punto stesso in cui Elia l’aveva vista un giorno sotto il simbolo della piccola nube. È dunque fin dalla nascita che il Carmelo si è rivolto verso la Ss. Vergine, e il vecchio libro intitolato “l’Istituzione dei primi monaci”, anche attraverso inesattezze storiche, ci mostra l’Ordine dominato dalle due grandi figure che incarnano il suo ideale, ciascuna al suo posto: Elia e la Vergine Maria. Maria è per essi la pienezza raggiante della vita contemplativa, il modello del perfetto servizio reso al Signore e della completa sottomissione ai suoi voleri. Ed è appunto per affermare la loro devozione riguardo alla Vergine che i carmelitani vogliono essere chiamati i “Fratelli della Vergine”.
Il passaggio in Occidente

Il loro arrivo in Europa risale al 1235, anno in cui due religiosi ottennero il permesso di fondare una casa a Valencienne, in Francia. S. Luigi, re di Francia, domandò nel 1245 al Priore del Monte Carmelo sei religiosi e diede loro una casa vicino a Parigi. Fu allora il momento di richiedere una superiore approvazione della Regola, che i Carmelitani ottennero da Papa Onorio III (30 gennaio 1226), riconfermata da Papa Gregorio IX (1229).

Intanto la Terra Santa veniva progressivamente rioccupata dai Musulmani e l’esodo dei Carmelitani verso l’Europa, i loro paesi d’origine, fu quasi totale. Qui dovettero adattarsi a nuove condizioni di vita; si riavvicinarono alle città, si profilò una certa vita comunitaria. Si rivolgono questa volta al Papa Innocenzo IV, per adattare la Regola alla nuova situazione culturale e sociale: da eremita, l’Ordine si trasforma in mendicante, sull’esempio dei Francescani e Domenicani, passando così dall’eremo al convento. Il primo ottobre 1247, Papa Innocenzo IV pubblicò la Regola Modificata dei Carmelitani. L’architettura primitiva subisce qualche ritocco importante, ma resta l'”ispirazione primitiva”.

Il passaggio in Occidente non fu affatto facile per l’Ordine: il gruppetto di questi eremiti transfughi dalla Terra Santa, poi trasformatisi in frati, fu visto all’inizio con una certa diffidenza. Non abbiamo qui la possibilità né il tempo di riassumere le tante traversie, basti dire che l’Ordine rischiò in diversi momenti di essere soppresso dall’autorità ecclesiastica. Questo però non avvenne grazie soprattutto alla grandissima diffusione che la spiritualità carmelitana ebbe ben presto soprattutto fra i laici.

Profilo Spirituale

“Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron” (Is 35,2).

Dire monte Carmelo è dire devozione mariana, santuario della Madonna, scapolare, evocazioni bibliche di Elia. Tutti hanno sentito parlare di questo monte, ma certamente non tutti avranno un’idea della sua situazione geografica, delle sue dimensioni, della sua bellezza. È quello che ora ci proponiamo di fare, con lo scopo che i lettori, siano o non siano stati in Terra Santa, possano avere una informazione e un concetto su questo monte, estremamente bello, citato spesso nell’Antico Testamento. La parola Carmelo in ebraico significa “vigna di Dio”.

Quando lo Sposo del Cantico dei Cantici vuole esprimere la bellezza della sua Sposa, non crede di poterla celebrare meglio se non dicendo che il suo capo è bello come il Carmelo: Caput tuum ut Carmelus. Quando Isaia vuole rappresentarci lo splendore e la maestà del futuro Messia, ce lo dipinge circondato dalla gloria del Libano e rivestito di tutte le bellezze del Carmelo: Gloria Libani data est ei, decor Carmeli et Saron. Di questo monte egli vuole ancora mostrarci la più alta stima quando aggiunge che la giustizia abiterà nella solitudine e che la santit&agrace; regnerà sul Carmelo: Habitabit in solitudine iudicium, et iustitia in Carmelo sedebit. Infine Dio stesso per bocca d’un altro Profeta mette il colmo all’elogio chiamando il Carmelo sua terra e sua eredità: Terram meam, hereditatem meam, e a Gerusalemme egli fa questa promessa: “Nel giorno del mio amore, ti ho introdotta dall’Egitto nella terra del Carmelo”, come se quel solo nome riassumesse ai suoi occhi tutti i beni di cui vuole arricchire il suo popolo, cioè la Chiesa e ciascuna delle anime nostre.

Biblicamente il Carmelo è citato nei libri storici e poetici, dove vengono messe in risalto la sua bellezza e la sua ricchezza, sempre giovani. Nel Nuovo Testamento non vi si accenna mai. La figura biblica che domina la storia di questo monte è il profeta Elia (1 Re 18) con il famoso sacrificio dei profeti di Baal e la visione della nuvoletta che saliva dal mare. Anche Eliseo soggiornava spesso sul Carmelo e proprio lì andò a cercarlo la donna sunammita per condurlo con sé, dopo la morte di suo figlio, che venne risuscitato dal profeta (2 Re 4).

I pellegrini antichi (tra cui Beniamino di Tudela) parlano di dodici pietre disposte a forma di cerchio: pensavano fosse l’altare di Elia eretto al momento del sacrificio, ma probabilmente si trattava dei resti di un antico santuario cananeo dedicato a Baal. La visione della nuvoletta fu sufficiente a Elia per scoprirvi la fine di una lunga carestia di tre anni e mezzo: quella nuvoletta infatti diventò poi un cielo plumbeo di nubi che scatenò una dirottissima pioggia. I Padri della Chiesa videro in questa nuvoletta la figura di Maria, origine umana del Salvatore, che è la vera pioggia della salvezza degli uomini, desiderata da Isaia: “Stillate, cielo, dall’alto e le nubi facciano piovere la giustizia” (Is 45,8).

Nel periodo bizantino (sec. IV-VII) vi fu sul Carmelo una grande fioritura di eremiti, cenobiti e monaci, attratti dall’esempio di Elia. Nel medioevo, al tempo dei Crociati, il monte Carmelo si ripopolò ancora di monaci e vi si originò l’ordine carmelitano che tanta gloria avrebbe dato a Dio. Nel sec. XVIII si costruì una bella chiesa sopra la cosiddetta grotta di Elia che è l’attuale santuario detto “Stella Maris”, visitato ogni anno da migliaia di pellegrini, non solo cristiani ma anche musulmani. Così il Carmelo, con la sua vita rigogliosa e i suoi ricordi biblici, offre anche ai nostri giorni spazio alla vita spirituale all’ombra della Madonna.

In molte religioni il monte viene considerato come il punto in cui il cielo incontra la terra. Molti paesi hanno il loro monte santo, dove abitano gli dei, da dove viene la salvezza. Anche la Bibbia conserva queste credenze e le purifica: Jahve è adorato come il Dio dei monti e delle valli (El-Shaddaj in ebraico). Alcuni monti nell’A.T. furono riservati ad una funzione duratura e gloriosa: pensiamo al monte di Dio, l’Horeb, luogo della rivelazione, luogo della legge; pensiamo al monte Sion, ombelico del mondo, come lo definisce il profeta Ezechiele. E pensiamo quindi al Monte Carmelo, luogo della predicazione del più celebre fra i profeti, Elia, e del suo discepolo, Eliseo.

“Carmelo” vuol dire il giardino fiorito di Dio, e come un giardino doveva davvero apparire a chi vi giungeva dopo aver attraversato il deserto, o a chi giungeva in Palestina provenendo dal mare. Il Carmelo è il luogo della vicenda biblica del profeta Elia. In un momento di grande confusione politica e religiosa della storia di Israele, Elia rappresenta un sicuro punto di riferimento. È colui che restaura l’alleanza con Dio contro il culto dilagante di Baal; è il profeta che manifesta l’intervento strepitoso di Dio sul Carmelo: prima il fuoco che brucia il sacrificio, poi l’acqua, la nuvoletta, “come una mano d’uomo” che sale dal mare e porta la pioggia a dirotto. La vicenda di Elia possiamo leggerla nel Primo Libro dei Re. Nella tradizione biblica Elia è il profeta simile al fuoco: leggiamo nel Siracide (48,1):

“Sorse il profeta Elia come un fuoco, / la sua parola bruciava come fiaccola (…)
Come ti rendesti famoso, Elia, con i prodigi! / E chi può vantarsi di esserti uguale? (…)
Fosti assunto in un turbine di fuoco / su un carro di cavalli di fuoco designato a rimproverare i tempi futuri”.

Ma oltre ad essere il profeta del fuoco, Elia è colui che incontra Dio nel silenzio e nella preghiera: (1 Re 19, 11-14): “Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l’udì, Elia si coprì il volto col mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco udì una voce che gli diceva: “Che fai qui, Elia?”. Egli rispose: “Sono pieno di zelo, per il Signore Dio degli eserciti?”.

Cronologia Carmelitana

Secoli IV-VII

Nel periodo bizantino vi fu sul Carmelo una grande fioritura di eremiti, cenobiti e monaci, attratti dall’esempio del profeta Elia.

1189-1192

Verso la fine del secolo XII (più o meno all’epoca della terza crociata, 1189-1192) durante questi anni il monte Carmelo si ripopolò ancora di monaci e vi si originò l’Ordine Carmelitano che si riallaccia ad un gruppo di fedeli cristiani (penitenti, pellegrini, ex-crociati) che, provenendo dall’Europa – e quindi latini – si stabilirono al Monte Carmelo.

17 febbraio 1205

I canonici Regolari del Santo Sepolcro a Gerusalemme in Palestina, appoggiati dal Re Amalrico di Lusignano, eleggono loro patriarca Alberto Avogadro (1149-1214), vescovo di Vercelli. Il Pontefice Innocenzo III ratificò la nomina pregando Alberto di accettare l’elezione “licet? valde nobis necessarius sis in partibus Lombardiae, utpote cui secure in arduis etiam nogotiis committimus vices nostra”. Lo stesso anno il Pontefice annuncia ai prelati di Terra Santa che avrebbe mandato loro “virum approbatum, circumspectum et providum”, come suo legato per la Provincia ecclesiastica di Gerusalemme.

1206

Alberto dopo aver ottenuto dal pontefice Innocenzo III la nomina a Patriarca Latino di Gerusalemme, con l’ufficio di Legato Pontificio e il pallio arcivescovile, giunge in Palestina all’inizio del 1206. Stabilitosi a S. Giovanni d’Acri, dato che Gerusalemme era occupata dai Saraceni, si adoperò per mantenere l’accordo dei principi crociati fra di loro e con i principi locali. Ebbe affidati da Innocenzo III molteplici delicati incarichi di carattere politico e religioso. Anche lì si dimostra mediatore di pace. “Noi lo dobbiamo in gran parte ai vostri sforzi – gli scrisse Papa Innocenzo III nel 1209 – , se la provincia orientale è in certa misura libera da persecuzioni e restituita alla pace”.

1206-1214

Durante il suo Patriarcato, a San Giovanni d’Acri in Palestina, Alberto consegnò agli eremiti del Monte Carmelo (tra il 1206 e il 1209) la loro prima Vitae formula (Norma di Vita) che sarebbe poi diventata la Regola del Carmelo. Il luogo dove vivevano erano le grotte dell’Wadi “ain es-Siah”, una stretta valle sul versante sud-ovest del Carmelo a circa 40 minuti di cammino dall’attuale convento di “Stella Maris”.

14 settembre 1214

A San Giovanni d’Acri, Alberto Patriarca di Gerusalemme e Legislatore del Carmelo, mentre procedeva in processione nella cattedrale di Acri, veniva assassinato a colpi di coltello dal Maestro dell’Ospedale del Santo Spirito, un chierico di Caluso della diocesi di Ivrea, che era stato apertamente rimproverato e deposto dalla carica, per la sua vita poco edificante. È venerato a Vercelli e dai canonici regolari l’8 aprile (forse il giorno in cui diede la Regola agli eremiti del Carmelo).

1216

Giacomo di Vitry, Vescovo di Acri (1216-1228) e successore di Alberto, visita i luoghi sacri e li descrive nella sua opera Historia Orientalis, riferendosi anche ai Carmelitani che ha visto nelle grotte del monte Carmelo.

30 gennaio 1226

Il Sommo Pontefice Onorio III, con la Bolla Ut vivendi normam, per primo riconosce la Formula vitae (Norma di Vita) data da Alberto, Patriarca di Gerusalemme, agli eremiti del Monte Carmelo che rimangono ancora in uno stato intermedio tra lo stato laico e quello religioso.

1228-1229

Quinta Crociata, Federico II, attraverso trattative, ottiene la restituzione di Gerusalemme e di altri luoghi e stipula un armistizio o trattato di pace della durata di 10 anni.

5 aprile 1229

Con le Bolle Providi more (5 aprile) e Religionis vestrae (9 aprile), di Gregorio IX si apprende l’esistenza di sacerdoti tra il gruppo dei Carmelitani. Per il fatto però che nella prima di queste Bolle il Papa concede al Priore generare il permesso di assolvere quello che “esce dal deserto” per farsi ordinare sacerdote (e quindi fuori dalla possibilità del gruppo stesso), indica chiaramente che tale gruppo è ancora laicale (anche se alcuni suoi componenti sono sacerdoti per propria individuale iniziativa).

6 aprile 1229

Il Sommo Pontefice Gregorio IX, con la Bolla Ex officii nostri conferma l’approvazione della Formula vitae (Norma di Vita) del suo predecessore, Onorio III.

1238

Costretti a lasciare la Palestina a causa dell’invasione saracena, i Carmelitani fuggono in Occidente e iniziano a diffondersi in Europa, dove fondano diversi monasteri: Messina e Marsiglia nel 1238; Kent in Inghilterra nel 1242; Pisa nel 1249; Parigi nel 1254, diffondendo il culto di Colei a cui: “è stata data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron” (Is 35,2).

8 giugno 1245

Innocenzo IV conferma le Bolle precedenti di Gregorio IX e di Onorio III che approvavano la Regola del Carmelo.

26 luglio 1247

Bolla Paganorum incursus di Innocenzo IV. Con essa il Pontefice ricorda il desiderio dei Carmelitani di raggiungere “lo stato in cui possano giovare a se stessi e al prossimo” e invita i Vescovi ad accettarli nelle proprie diocesi.

1° ottobre 1247

Dies natalis dell’Ordine dei Fratelli e Sorelle della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo. Termina il lungo processo di strutturazione del carisma Carmelitano. Il Pontefice Innocenzo IV, con la Bolla Quae honorem Conditoris dichiara, conferma e adatta la Norma di Vita data dal Patriarca di Gerusalemme Alberto, come vera e definitiva Regola dei Carmelitani. Il gruppo dei Carmelitani viene approvato come Ordine mendicante laicale, a carattere universale e centralizzato. Esiste un parallelismo con la situazione laicale di altri Ordini mendicanti.

24 agosto 1254

Innocenzo IV, con la Bolla Devotionis augmentum, permette ai Carmelitani già sacerdoti di predicare e di confessare. Non si parla però di divisione tra chierici e laici. L’Ordine ha ancora una struttura laicale.

8 marzo 1261

Alessandro IV concede, con la Bolla Speciali gratia, il permesso di avere, nei propri oratori, la struttura della “chiesa propria”, a cui è possibile, per il suo carattere pubblico, celebrare messe, amministrare i sacramenti (comunione e confessione) e predicare dottrinalmente. Questa concessione indica già la presenza di clericalizzazione.

1263

I Carmelitani costruiscono un nuovo convento e ampliano la chiesa al monte Carmelo.

1267

Si hanno in Inghilterra le prime ordinazioni sacerdotali promosse ora dalla stessa autorità dell’Ordine.

1271

I Carmelitani fanno il loro ingresso nell’Università di Parigi.

22 luglio 1287

Il capitolo generale di Montepellier, in Francia, modifica la cappa barrata dei Carmelitani, composta di sette strisce orizzontali delle quali quattro bianche e tre nere, con quella attuale completamente bianca.

18 maggio 1291

Sconfitta dei Crociati da parte dei Mamelucchi e occupazione della città di Acri. Dopo la caduta di questa fortezza, il convento dei Carmelitani al monte Carmelo è distrutto: la chiesa lo fu anni dopo. Il fatto induce gli eremiti Carmelitani ad abbandonare definitivamente il Monte Carmelo e le altre residenze nella regione.

15 febbraio 1432

Con la Bolla Romani Pontificis il Sommo Pontefice Eugenio IV, in seguito alla domanda del Priore Generale dell’Ordine Giovanni Facy, concede la mitigazione della Regola, entrata in vigore solo nel 1235. La richiesta della mitigazione era stata concessa a molti Ordini religiosi a causa del “morbo nero”, una peste terribile che imperversava in varie regioni d’Europa.

1° novembre 1451

Il Capitolo Generale di Avignone elegge Giovanni Soreth, Provinciale di Francia, a Priore Generale dell’Ordine. Profondamente convinto della necessità di cambiamento e di rinnovamento nella Chiesa, fu sempre impegnato a fare qualche cosa a questo scopo. Fu uno dei grandi Priori Generali dell’Ordine.

10 maggio 1452

Giovanni Soreth, Priore Generale dell’Ordine, istituisce il primo Monastero di Carmelitane accogliendo le beghine di Ten Elsen, nella Provincia di Geldern, in Olanda, che, private della protezione ecclesiastica, chiesero di seguire la Regola Carmelitana.

7 ottobre 1452

Nicolò V, con la Bolla Cum Nulla indirizzata al Priore Generale Giovanni Soreth e ai Provinciali, concede l’autorizzazione di ricevere donne nell’Ordine, determinando così la nascita dei monasteri claustrali femminili. La stessa Bolla Cum Nulla concede inoltre ai Carmelitani la facoltà di avere un Terz’Ordine (Ordine Secolare): per questo essa segna anche la loro nascita.

5 dicembre 1459

Il Pontefice Pio II, con la Bolla Ad hoc divina miseratio, diede al Priore Generale la facoltà di dispensare dal digiuno e dall’astinenza in tre giorni della settimana.

25 marzo 1468

In Francia, Francesca d’Amboise, Duchessa di Bretagna, dopo ripetuti colloqui con il Priore Generale dell’Ordine Giovanni Soreth, decide di entrare nel Carmelo, mettendo a disposizione i propri beni per la fondazione del primo Monastero carmelitano femminile francese: esso sorse a Bondon, presso Vannes, nel 1463.

28 novembre 1476

Sisto IV con la Bolla Dum attenta, concede al Priore Generale la piena facoltà di regolare, secondo coscienza, il digiuno e l’astinenza.

4 ottobre 1507

Nasce Giovanni Battista Rossi. Entrò nell’Ordine a 17 anni. Eletto Priore Generale, fu invitato da Filippo II a recarsi in Spagna per provvedere alla riforma di quei Conventi e Monasteri. Religioso di mente straordinaria e di prudenza singolare, si applicò con ardore a realizzare i voti del Re che erano anche i suoi. Arrivò ad Avila il 12 aprile 1567. Là conobbe e trattò a lungo con Teresa di Gesù, rimanendone altamente ammirato, tanto che in seguito, parlando di lei, usava chiamarla: “La mia figlia”. All’infuori di equivoci originati da informazioni maldate intorno alla riforma dei religiosi, fra Teresa e il Rossi regnò sempre una serena amicizia.

28 marzo 1515

Nasce a Gottarrendura presso Avila in Spagna Teresa de Ahumada y Cepeda.

4 aprile 1515

Nella Chiesa parrocchiale di San Giovanni di Avila in Spagna, Teresa de Cepeda y Ahumada riceve il battesimo con il nome di Teresa in ricordo della nonna materna Donna Teresa de las Cuevas.

24 giugno 1542 (?)

Nasce Juan de Yepes Álvarez, il futuro Giovanni della Croce, a Fontiveros in Spagna, terzogenito di Gonzalo di Yepes e Caterina Álvarez.

7 febbraio 1562

Teresa ottiene da Roma il Breve per la fondazione del primo Carmelo riformato.

24 agosto 1562

Nel Monastero di San José di Avila in Spagna, mentre il Concilio di Trento volge al suo termine, sotto il Pontificato di Pio IV, regnando in Spagna Filippo II, e governando l’Ordine Nicola Audet, sotto l’obbedienza del vescovo locale Mons. Álvarez de Mendoza, ha inizio la riforma del Carmelo femminile promossa da Teresa de Cepeda y Ahumada.

16 dicembre 1562

Giovanni Battista Rossi di Ravenna è nominato Vicario Generale dell’Ordine dopo l’improvvisa morte del Priore Generale dell’Ordine Giovanni Audet.

17 luglio 1563

Sua Santità Pio IV approva le Costituzioni delle monache Scalze di San José di Avila scritte da Teresa di Gesù. Le medesime saranno approvata anche dal Priore Generale dell’Ordine, Giovanni Battista Rossi, nel 1568.

21 ottobre 1564

Nel Monastero di San José di Avila, Teresa de Cepeda y Ahumada, divenuta ormai Teresa di Gesù, riceve la professione delle prime Carmelitane Scalze della sua Riforma.

15 agosto 1567

Nella città di Medina del Campo Teresa di Gesù fonda il secondo Monastero della riforma col titolo di San Giuseppe.

11 aprile 1568

Nella città di Malagón Teresa di Gesù fonda il terzo Monastero della riforma col titolo di San Giuseppe.

15 agosto 1568

Nella città di Valladolid Teresa di Gesù fonda il quarto Monastero della riforma col titolo della Concezione.

28 novembre 1568

Oggi, prima domenica d’Avvento, essendo Sommo Pontefice San Pio V, Imperatore Massimiliano II, Re delle Spagne Filippo II e Generale dell’Ordine Giovanni Battista Rossi, in Duruelo, nei pressi di Avila in Spagna, Giovanni della Croce e Antonio di Gesù (Heredia) iniziano la Riforma Teresiana.

14 maggio 1569

Nella città di Toledo Teresa di Gesù fonda il quinto Monastero della riforma col titolo di San Giuseppe.

23 giugno 1569

Nella città di Pastrana Teresa di Gesù fonda il sesto Monastero della riforma col titolo della Concezione della Vergine Maria.

9 luglio 1569

Nella città di Pastrana i Padri fondano il Convento di San Pietro.

11 giugno 1570

Traslazione del Protocenobio dei Carmelitani Scalzi dal contado di Duruelo a quello di Mancera di Abajo, fondazione del nuovo Convento col titolo di Nostra Signora del Carmine. Qui Giovanni della Croce continua l’ufficio di sottopriore e Maestro dei novizi fino al febbraio del 1571 quando lascerà Mancera per recarsi ad organizzare più sapientemente il noviziato di Pastrana.

1° novembre 1570

Nella città di Salamanca Teresa di Gesù fonda il settimo Monastero della riforma col titolo di San Giuseppe.

25 gennaio 1571

Nella città di Alba de Tormes Teresa di Gesù fonda l’ottavo Monastero della riforma col titolo dell’Incarnazione.

6 aprile 1571

Il Priore Generale dell’Ordine Giovanni Battista Rossi rinnova a Teresa di Gesù le facoltà che aveva concesso il 27 aprile del 1567 per le fondazione, aggiungendo questa volta “senza limite di luogo in cui potesse fondare”.

20 maggio 1571

Il Padre Pedro Fernández, commissario apostolico di Pio V, nomina Teresa di Gesù priora del Monastero de La Encarnación di Avila, una carica imposta che Teresa di Gesù accetta per obbedienza.

13 luglio 1571

Nel Monastero di San José di Avila, con atto pubblico e solenne, Teresa di Gesù rinuncia per sempre alla Regola mitigata per abbracciare e osservare per sempre la Regola primitiva.

1° novembre 1571

Nella città universitaria di Alcalá de Henares Teresa di Gesù apre il famoso Collegio di studi di San Cirillo. Divenne un importante centro di studi per gli scalzi: i Complutenses divennero la controparte filosofica dei Salmaticenses, la prestigiosa summa teologica prodotta dal collegio di Salamanca.

14 novembre 1571

Nella città di Altomira i Padri fondano il Convento di Nostra Signora del Carmine.

aprile 1572

A due leghe di La Roda i Padri fondano il Convento di Nostra Signora del Soccorso.

19 maggio 1573

Nella città di Granada in Andalusia i Padri fondano il Convento di Los Mártyres. Giovanni della Croce vi giungerà proveniente da Baeza e vi trascorrerà sei anni intensi in cui il convento raggiunge un grande splendore. Educatore spirituale della comunità, responsabile ed operaio allo stesso tempo nella costruzione dell’edificio e nell’orto; confessore e direttore spirituale delle Carmelitane Scalze, e di tutti coloro che si rivolgono a lui, benefattore dei poveri, infermiere… “Nessun Convento godette tanto dell’esempio, della dottrina e del governo di Giovanni della Croce come Los Mártyres di Granada”.

29 giugno 1573

A La Peñuela in Spagna, Gabriele della Concezione fonda il Convento dei nostri padri sotto il titolo di Gesù e di Maria del Monte de La Peñuela, a tre leghe dalla città di Linares, sul versante meridionale della Sierra Morena.

6 gennaio 1574

Inaugurazione del Convento di Nostra Signora de Los Remedios nella città di Triana di Siviglia.

19 marzo 1574

Nella città di Segovia Teresa di Gesù fonda il nono Monastero della riforma col titolo di San Giuseppe.

5 giugno 1574

A Siviglia inaugurazione del Convento di Nostra Signora de Los Remedios.

24 febbraio 1575

Nella città di Beas della Sierra Teresa di Gesù fonda il decimo Monastero della riforma col titolo del Glorioso San Giuseppe del Salvatore.

7 marzo 1575

In Spagna, ad Almodóvar del Campo, fondazione del Convento di Nostra Signora del Carmine.

21 maggio 1575

Nella città di Piacenza, accanto alla chiesa di Santa Maria di Borghetto, si apre il Capitolo Generale dell’Ordine Carmelitano presieduto dal Priore Generale G.B. Rossi, nel quale, in seguito a sinistre informazioni, gli Scalzi vengono tacciati “da disubbidienti, ribelli e contumaci”. Tale Capitolo condannò l’opera riformatrice di Teresa di Gesù e di Giovanni della Croce decidendo la soppressione di quasi tutti i Conventi degli Scalzi e ingiungendo alla Madre Teresa di Gesù di interrompere le fondazioni e ritirarsi in un Monastero della Castiglia.

29 maggio 1575

Nella città di Siviglia Teresa di Gesù fonda l’undicesimo Monastero della riforma col titolo del Glorioso San Giuseppe del Carmine.

1° gennaio 1576

Nella città di Caravaca Teresa di Gesù fonda il dodicesimo Monastero della riforma col titolo di San Giuseppe.

29 novembre 1577

Nel Monastero di San José di Avila, Teresa di Gesù termina di scrivere l’opera Castello interiore. L’opera era stata iniziata nel Monastero di Toledo il 2 giugno del medesimo anno.

La notte tra il 3 e il 4 dicembre 1577

Giovanni della Croce è arrestato e rinchiuso nel carcere del Convento Carmelitano di Toledo perché considerato ribelle ai Superiori Generali dell’Ordine.

5 settembre 1578

A Roma, nel Convento di San Martino ai Monti, muore il Priore Generale dei Carmelitani (detto in spagnolo Rubeo).

21 febbraio 1580

Nella città di Villanueva de la Jara Teresa di Gesù fonda il tredicesimo Monastero della riforma col titolo di Sant’Anna.

22 giugno 1580

A Roma Gregorio XIII emana il Breve Pia consideratione con cui sancisce la separazione giuridica e l’erezione dei Carmelitani Scalzi in Provincia autonoma.

29 dicembre 1580

Nella città di Palencia Teresa di Gesù fonda il quattordicesimo Monastero della riforma col titolo di San Giuseppe di Nostra Signora della strada.

4 maggio 1581

In Spagna, a Valladolid, fondazione del Convento di Nostra Signora del Consulo.

14 giugno 1581

Nella città di Soria Teresa di Gesù fonda il quindicesimo Monastero della riforma col titolo della SS. Trinità.

14 ottobre 1581

A Lisbona in Portogallo fondazione del Convento di San Filippo.

20 gennaio 1582

Nella città di Granada Teresa di Gesù fonda il sedicesimo Monastero della riforma col titolo di San Giuseppe.

20 marzo 1582

Salpano da Lisbona i primi frati inviati da Teresa di Gesù in missione per l’evangelizzazione delle terre di Guinea, Congo ed Angola. Nasce la prima missione carmelitana.

19 aprile 1582

Nella città di Burgos Teresa di Gesù fonda il suo diciassettesimo e ultimo Monastero della riforma col titolo del Glorioso San Giuseppe di Sant’Anna.

4 ottobre 1582

Morte della nostra Madre Teresa di Gesù avvenuta alle ore 21 nel Monastero di Alba de Tormes in Spagna. Il giorno seguente invece di essere il 5 ottobre, a causa della riforma del calendario gregoriano, divenne il 15 ottobre.

aprile 1583

Essendo naufragata la prima spedizione, un altro drappello di cinque missionari salpò da Lisbona diretto in Angola. Anche questa spedizione non giungerà in porto perché assalita dai corsari.

10 aprile 1584

Nuova partenza alla volta delle missioni. Al Capitolo di Almodovar, i pareri dei frati erano discordi ma ancora una volta prevalse l’ardore missionario teresiano e, a maggioranza di voti, venne decretato di partire verso il Congo.

27 settembre 1585

Giungono in Messico (Veracruz) i primi dodici carmelitani Scalzi capeggiati da Giovanni della Madre di Dio che fonderanno nel 1586 il primo Convento sotto il titolo di San Sebastiano a Città del Messico.

3 maggio 1586

In Spagna a Segovia, Giovanni della Croce fonda il Convento di Nostra Signora del Carmine.

10 maggio 1586

Il Capitolo di Lisbona accetta le missioni in Messico.

14 dicembre 1591

Nel 1591 Giovanni della Croce si offrì di far parte dei dodici carmelitani che dovevano partire per la missione del Messico ed era stato nominato “Vicario Provinciale delle Indie”. La spedizione nel settembre 1591 era pronta, attendeva solo Giovanni della Croce per salpare. Egli, ammalato, rispose che “Non era più’; il tempo di trattare delle Indie della terra ma di prepararsi per quelle del cielo”. Giovanni morì infatti la notte tra il 13 e il 14 dicembre 1591.

20 marzo 1597

Papa Clemente VIII, visto che gli Scalzi spagnoli e il Re, Filippo II, non giudicano opportuna l’espansione della Riforma Teresiana fuori dalla Spagna e dai suoi dominii, con la Bolla Sacrarum Religionum, sancisce la fondazione della casa-convento a Roma e separa i 30 Religiosi d’Italia da quelli di Spagna, prendendoli sotto la sua immediata giurisdizione e dando loro come Protettore il Cardinale Pinelli.

1° aprile 1597

Fondazione del Convento dei nostri padri in Roma sotto il titolo di Santa Maria della Scala. Gode del titolo di Protocenobio della Congregazione dei Carmelitani Scalzi d’Italia per la sua indipendenza dalla Spagna, mentre il Convento di Genova, fondato nel 1583, era ancora sotto la giurisdizione spagnola. Questo Convento è stato il vivaio e la culla di tutta la Congregazione d’Italia, e fu per Roma, un vero centro di spiritualità carmelitana.

13 novembre 1600

Con il Breve In Apostolicae dignitatis, Clemente VIII erige i Conventi degli Scalzi italiani in Congregazione indipendente. Così, dopo due Generali, Nicolò di Gesù Maria (Doria 1593-1594) ed Elia di San Martino (1594-1600) entro la Riforma teresiana nascono due Congregazioni: Congregazione di Spagna (di San Giuseppe) con Spagna e territori annessi; e Congregazione d’Italia (di Sant’Elia) con l’Italia e le altre Nazioni. Questa situazione di separazione perdurò fino al XIX secolo, quando gli avvenimenti socio-politici tra ‘700 e ‘800 portarono all’Unione delle due Congregazioni in un Unico Ordine dei Carmelitani Scalzi, nell’anno 1875.

13 novembre 1603

Con il Breve In supremo, Clemente VIII autorizza la fondazione di Monasteri e Conventi teresiani in Francia. Il governo di detti Conventi e Monasteri venne affidato alla neonata Congregazione di Sant’Elia dei Carmelitani Scalzi d’Italia. Difficoltà religioso-politiche daranno un diverso esito.

29 agosto 1604

Anna di Gesù (Lobera), e le compagne: Isabella degli Angeli (Márquez) e Beatrice della Concezione (Zúñiga), Eleonora di San Bernardo (Spinola), Isabella di San Paolo (Echabarría) e la conversa Anna di San Bartolomeo (García Manzanas), da qualche giorno giunte ad Avila per la fondazione del Carmelo femminile in Francia, lasciano il Protomonastero di San José alla volta della Francia. Giungono a Longjumeau, nei dintorni di Parigi, il 15 ottobre 1604.

17 ottobre 1604

Dies natalis del Carmelo in Francia. La Riforma Teresiana si stabilisce oggi a Parigi in Francia con la fondazione del suo primo Monastero in Rue Saint-Jacques, sotto il titolo dell’Incarnazione del Signore. Le monache che ne fanno parte sono tutte discepole di Teresa di Gesù: Anna di Gesù (Lobera) come priora, Isabella degli Angeli (Márquez) come sottopriora, Beatrice della Concezione (Zúñiga), Eleonora di San Bernardo (Spinola), Isabella di San Paolo (Echabarría) e la conversa Anna di San Bartolomeo (García Manzanas). Le sei monache prendono possesso dell’antico priorato benedettino di Notre Dame des Champs ed inaugurano la vita regolare secondo la Riforma di Santa Teresa di Gesù. Da questa prima fondazione nacquero i monasteri di Pontoise (1605), Digione (1605), Amiens (1606), Tours (1608), Bordeaux (1610), Lione (1610), Paris Rue-Chapon (1617), Bourges (1617), Chaumont-en-Bassigny (1623), Metz (1623), Poitiers (1630), Niort (1648), Paris Rue-Bouloy (1664).

12 marzo 1622

I cannoni di Castel Sant’Angelo in Roma annunziano a tutta la Chiesa la canonizzazione della Beata Teresa di Gesù, vergine professa dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi e Riformatrice del Carmelo e nostra Madre, che per decreto di Gregorio XV viene solennemente iscritta nell’Albo dei Santi.

29 novembre 1631

Padre Prospero ottiene da Demetrio di Mitilene, procuratore dell’Emiro, il possesso della Scuola dei Profeti. Con l’obbligo di pagare all’Emiro e ai suoi successori un tributo annuo di duecento piastre, somma non indifferente. Così, dopo tre secoli e mezzo d’abbandono, i Carmelitani ritornano al Monte Carmelo.

30 novembre 1631

La data del recupero del Monte Carmelo qui posta è quella ufficiale e coincide col permesso dato per iscritto a Prospero dello Spirito Santo dall’Emiro Ahmed Turabay di poter prendere possesso del Monte Carmelo e delle sue adiacenze dietro versamento di 500 piastre. Proprietario del Monte Carmelo infatti era l’Emiro Turabay, piccolo re nomade di alcune tribù arabe, tributario della Sublime Porta. Ci volle tutta l’abilità di padre Prospero per spuntarla con l’Emiro, innumerevoli furono i viaggi alle sue tende e innumerevoli gli assensi e i dissensi, secondo il temperamento orientale.

21 aprile 1675

Sua Santità Clemente X ascrive nell’Albo dei Beati Giovanni della Croce.

24 settembre 1726

Il Pontefice Benedetto XIII estende la festa della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo a tutta la Chiesa.

La Regola

La norma di vita di Sant’Alberto, data ai Carmelitani tra il 1206 e il 1214 mentre era Patriarca di Gerusalemme, fu approvata definitivamente come vera e propria Regola del Carmelo da Innocenzo IV nel 1247.

La Regola carmelitana afferma che è fondamentale: “vivere nell’ossequio di Gesù Cristo e servire fedelmente a Lui con cuore puro e con buona coscienza” (n. 2). Per vivere sulle orme di Gesù Cristo i Carmelitani si impegnano più specificamente a:

sviluppare la dimensione contemplativa dell’essere umano aprendosi al dialogo con Dio
trattarsi come fratelli, con piena carità
meditare giorno e notte la Parola del Signore
pregare insieme o soli più volte al giorno
celebrare ogni giorno l’eucaristia
lavorare con le proprie mani, come Paolo apostolo
purificarsi da ogni traccia di male
vivere da poveri, mettendo in comune i pochi beni
amare la Chiesa e tutte le genti
conformare la propria volontà con quella di Dio ricercata nella fede con il dialogo e con il discernimento.

Lo spirito della Riforma di santa Teresa di Gesù

“Noi, Fratelli Scalzi dell’Ordine della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, apparteniamo ad una famiglia religiosa che, arricchita di un carisma proprio, svolge nel popolo di Dio un compito particolare nel Corpo mistico di Cristo. Siamo raccolti dalla vocazione personale in questa famiglia che, essendo un’espressione per così dire rinnovata dell’Ordine Antico, congiunge insieme la fedeltà allo spirito e la tradizione del Carmelo con la volontà di un incessante rinnovamento. La santa Madre Teresa ci ha lasciato questi due dati vocazionali come suo testamento.

Ecco gli elementi più importanti della vita da noi professata che risultano dallo studio accurato delle origini della nostra vocazione e dal nostro carisma:

Abbracciamo la vita religiosa in ossequio di Gesù Cristo sotto la protezione delle Beata Vergine Maria, nell’imitazione e nell’unione con lei, la cui vita ci sta dinanzi come modello di configurazione a Cristo.

La nostra vocazione è all’origine una grazia divina, che ci unisce ai fratelli in comunione di vita e ci spinge all’arcana comunione con Dio, in una esistenza in cui la contemplazione e lo zelo apostolico si fondono reciprocamente a servizio della Chiesa.

Siamo chiamati all’orazione la quale, per mezzo dell’ascolto della parola di Dio e della Liturgia, ci conduce al dialogo amichevole con Dio non solo nella preghiera, ma anche nella vita. Ci proponiamo di nutrire questa vita di orazione con la fede, la speranza e soprattutto la carità, così che con animo purificato possiamo raggiungere una più alta e profonda vita in Cristo e disporci a sempre più abbondanti frutti dello Spirito Santo.

In tal modo partecipiamo del carisma carmelitano teresiano e insieme continuiamo la primitiva ispirazione del Carmelo, totalmente compresi della presenza misteriosa del Dio vivente.

Risponde all’indole del nostro carisma animare con intenzione apostolica tutta la nostra vita di orazione e di consacrazione, e lavorare in molteplici forme per il bene della Chiesa e degli uomini, così che davvero l’azione apostolica sgorghi dall’intima unione con Cristo. È tipico per noi tendere a quella forma di apostolato che promana dalla pienezza dello stato di unione con Dio.

Cerchiamo di offrire il nostro duplice servizio, di contemplazione e attività apostolica, riuniti in comunità fraterna. In tale modo realizziamo l’ideale di Santa Teresa, che voleva fondare una piccola famiglia a imitazione del piccolo “collegio di Cristo”; e nello stesso tempo, vivendo in comunione di vita nel vincolo della carità, diamo testimonianza all’unità della Chiesa.

Ci sforziamo di praticare il nostro genere di vita, secondo la Regola e la dottrina dei nostri Santi Fondatori, con l’abnegazione evangelica” (Dalle Costituzioni dei Carmelitani Scalzi).

L’inizio della Regola

La Regola carmelitana è la più breve fra le Regole note, è composta quasi esclusivamente di precetti biblici. Ancora oggi è ricca di ispirazione per la vita.

Le frasi iniziali della Regola mostrano il “propositum” dei primi eremiti del Monte Carmelo: “vivere nell’ossequio di Gesù Cristo e servirlo con cuore puro e totale dedizione” (Regola Carmelitana, 2). Tale “obsequium” a Gesù Cristo, come Padrone e Signore del Luogo (la Terra Santa), secondo la tradizione medievale, porta con sé la relazione con Maria, perché Lei è la madre di Gesù e quindi la Signora del Luogo, il cui compito è prendersi cura dei servi di suo figlio nelle loro necessità. Questo modo di pensare ha portato come logica conseguenza la scelta del “patronato mariano” da parte degli eremiti del Monte Carmelo, esplicitata con la dedicazione della loro prima chiesetta a Maria Madre di Dio. La prima e più diretta conseguenza di questa scelta, conformemente agli usi medievali, è l’impegno del servizio o vassallaggio spirituale da parte dei “fratelli” e la corrispondente protezione, attraverso la mediazione, da parte della Madre di Dio. Nella vita carmelitana il “cristocentrismo” si riflette nella dedizione a Maria. Inoltre basta osservare la vita dei primi carmelitani per scorgere che questa scorreva fra due poli fisici colmi di spiritualità. Infatti, all’interno delle loro celle essi, ogni giorno, meditavano in silenzio la Legge del Signore (R. C. n°10) mentre nella cappella, costruita al centro delle celle, essi facevano l’incontro con Gesù eucaristico ed ecclesiale.

È da questo humus iniziale che si è sviluppato, attraverso la idealizzazione delle origini mariane, un rapporto carico di affettuosità, cordialità, tenerezza e d’intima familiarità con Maria.

La Riforma Teresiana

Tuttavia, alla fine del Medio Evo, specialmente dopo le sofferenze della Chiesa nel periodo in cui i Papi, lasciata Roma, si trasferirono ad Avignone e durante lo Scisma d’Occidente, si sentì ovunque il desiderio e il bisogno di riforme. Fu così che si vide nella Chiesa realizzarsi una serie di provvedimenti in questo senso e i Concili di Costanza (1414-1418), di Basilea (1431-1437) e di Ferrara-Firenze (1438-442) sono tappe di questo programma, come pure le grandi opere apostoliche di predicatori di penitenza, quali San Vincenzo Ferreri, San Bernardino da Siena, San Giovanni di Capistrano.

Anche nell’Ordine Carmelitano vi furono monaci e monache che non se ne stettero inattivi, come Bartolomeo Fanti, Angelo Mazzinghi, Giovanna Scopelli, Arcangela Ghirlani, Giovanni Soreth, e il Beato Battista Mantovano che diede vita alla cosiddetta Congregazione Mantovana. Soprattutto importante fu tuttavia quella che passa sotto il nome di Riforma Teresiana. Il 1500 fu il secolo d’oro per la Spagna, in cui essa raccolse il frutto di una lunga crociata di 777 anni (715-1492) per la conquista del suolo e della libertà di fede contro gli Arabi. Questo fatto impresse al carattere cattolico spagnolo un calore eroico, inconfondibile. In questo clima nacque, il 28 marzo 1515, S. Teresa de Ahumada, che entrò fra le Carmelitane della sua città natale (Avila) a ventun’anni, rimanendovi fino al 1562 presso il monastero dell’Incarnazione. Con un gruppetto di suore riunite nella sua cella Teresa decise di tornare all’antico spirito carmelitano, quello eremitico: con la fondazione del piccolo monastero di San Giuseppe (24 agosto 1562), Teresa dà inizio alla sua riforma fra le monache; riforma che avrebbe poi estesa anche fra i frati (Duruelo 1568) con l’aiuto di S. Giovanni della Croce. L’ideale Carmelitano Teresiano è insieme contemplativo e apostolico. Le caratteristiche fondamentali dei “mezzi” che la Santa considera essenziali per il raggiungimento dei suoi ideali sono l’orazione, lo zelo apostolico, la solitudine (silenzio, ritiro, clausura), la vita comunitaria (piccolo gruppo, vita fraterna, semplicità, libertà spirituale, umanesimo), lo spirito Mariano, l’ascesi e il lavoro.

Per diversi secoli ci fu una sorta di diffidenza reciproca fra i Carmelitani di S. Teresa, cosiddetti “Scalzi” e i Carmelitani dell’A.O.. Pensate che nel 1631 furono i Carmelitani Scalzi, nella persona di Padre Prospero dello Spirito Santo, a ritornare sui luoghi di nascita, sul Monte Carmelo, da cui quattro secoli prima quegli altri erano stati costretti a fuggire. Il fatto è che entrambi i rami dell’Ordine si ritenevano eredi legittimi e continuatori ideali dello spirito primitivo del Carmelo. E in effetti eredi legittimi lo erano entrambi…

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