15 OTTOBRE
Santa Teresa di Gesù, vergine Dottore della Chiesa e nostra madre
Solennità
15 ottobre 1597
Muore nel Monastero di Malagón Isabella di Gesù (Gutiérrez) di Salamanca. Era monaca a La Encarnación di Avila, non sapeva leggere né scrivere. Passò alla Riforma Teresiana nel 1568 seguendo la Madre Teresa di Gesù alla fondazione di Malagón ove fu incaricata dell’educazione delle novizie. Poco dopo divenne cieca. Ritiratasi allora da ogni incarico, attese tranquillamente il compimento della sua vita.
15 ottobre 1604
A Parigi, nel giorno anniversario del transito della santa Madre Teresa, dopo sette settimane di viaggio, giungono le fondatrici del Carmelo femminile francese: Anna di Gesù (Lobera), Isabella degli Angeli (Márquez), Beatrice della Concezione (Zúñiga), Eleonora di San Bernardo (Spinola), Isabella di San Paolo (Echabarría) e la conversa Anna di San Bartolomeo (García Manzanas). Si diressero a Saint-Denis per venerare la tomba del primo Vescovo di Parigi. Il giorno seguente parteciparono alla Messa a Montmartre, attraversando la capitale da sud a nord lungo le vie Saint-Jacques e Saint-Denis. L’arrivo delle prime figlie di Santa Teresa di Gesù nella Ville Lumier venne festosamente celebrato come un grande avvenimento per gli ecclesiastici, la Corte e il popolo.
15 ottobre 1627
A Erbipoli in Germania fondazione del Convento dei nostri padri sotto il titolo dei Ss. Giuseppe e Maria Maddalena.
15 ottobre 1645
Nel Convento della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo e di Santa Teresa di Gesù di Vienna in Austria muore Giovanni Ludovico dell’Assunzione (Diffembecher), di nazionalità tedesca, professò nel nostro Convento della Sala a Roma il 15 agosto 1605. Accompagnò Tommaso di Gesù (Sánchez Dávila) nella fondazione del Carmelo maschile in Fiandra e in Germania.
15 ottobre 1689
A Città di Castello muore Mons. Giuseppe di Santa Maria (Girolamo dei Conti Sebastiani). Era nato a Caprarola (Vt) il 3 marzo 1623 e a 18 anni professa nel noviziato di Santa Maria della Scala. Nonostante il suo amore per la solitudine appena trentenne viene inviato da papa Alessandro VII in India. Primo missionario Carmelitano in Malabar e poi vescovo titolare di Gerapoli e Amministratore Apostolico del Malabar. In seguito, ritornato in Italia, è nominato dal Papa Visitatore delle Isole dell’Egeo, quindi Vescovo di Bisignano e finalmente assegnato alla sede vescovile di Città di Castello dove moriva all’età di 66 anni.
15 ottobre 1699
A Scacolza città ai confini con l’Austria e l’Ungheria, fondazione del Convento dei nostri padri sotto il titolo della Trinità e di San Leopoldo.
15 ottobre 1899
Maria Pilar di San Francesco Borgia emette la Professione religiosa nelle mani della priora. Il fratello, che è sacerdote, officia il rito alla presenza di tutti i familiari.
15 ottobre 1935
Maurizio di Gesù Bambino (Vigani) è battezzato nella Parrocchia di Santo Stefano Protomartire a Cesano Maderno (Mi) da Don Aldo Luoni gli viene imposto il nome di Edoardo.
15 ottobre 1967
Paolo VI durante un’allocuzione tenuta nella Basilica di San Pietro in Roma, ai partecipanti al Terzo Congresso Mondiale dell’Apostolato dei Laici, annuncia il suo proposito di nominare Teresa di Gesù, unitamente a Caterina da Siena, Dottore della Chiesa.
15 ottobre 1982
San Giovanni Paolo II ha avuto l’audacia di dire, in occasione della sua visita ad Avila in Spagna nel 1982, che Teresa di Gesù «fra le donne sante della storia della Chiesa, è senza dubbio colei che a risposto a Cristo con il più grande fervore del cuore».
NARRAZIONE DEL BEATO TRANSITO DI SANTA TERESA DI GESÙ, Nostra Madre
Introduzione
L’anno dell’Incarnazione del Signore Nostro Gesù Cristo 1582, il 4 ottobre, le nostra Santa Madre Teresa di Gesù, entra nella vita. Il transito avviene nel Monastero di Alba di Tormes in Spagna. Ricevuto il viatico passa da questa vita al Cielo esprimendo il desiderio di vedere Dio. Muore esclamando: «Sono Figlia della Chiesa».
Morte in Viaggio
Partì da Burgos il 26 luglio 1582: la destinazione era Avila dove l’attendevano, come sempre, gioie e fatiche. Nel viaggio si fermò qualche giorno a Palencia, a Valladolid e a Medina, dove il Signore permise, come ultima prova, che fosse ricevuta dalle sue figlie predilette un po’ freddamente.
Per ordine di Antonio di Gesù (Heredia), Teresa si diresse verso Alba de Tormes, sebbene fosse un po’ contrariata da questa deviazione per la fretta che aveva di arrivare ad Avila. Giunse ad Alba il 21 settembre, affaticata e indebolita.
La comitiva era partita da Medina del Campo il 19 settembre 1582, e a ogni passo che facevano qualcosa della vita di Teresa se ne andava. La sua infermiera, Anna di San Bartolomeo, dice: «Il viaggio le causò tanta sofferenza che, quando giungemmo a una piccola località la santa era così sofferente e sfinita, che perdette i sensi e procurò a tutti noi una grande pena e preoccupazione».
Non trovarono nulla da darle da mangiare, così che quando giunsero al Monastero di Alba de Tormes e le sue porte si aprirono per accoglierla, fra gli abbracci commossi delle sue figlie, dovette confessare di essere molto debole. Disse che «si sentiva così rotta che le pareva di non avere neppure più un osso sano». E contro ogni sua abitudine e desiderio dovette andare subito a letto, confessandosi vinta dal male e mormorando: «Mio Dio, come mi sento stanca. In venti anni è la prima volta che vado a letto così presto!».
Ad Alba la priora era stata eletta proprio in quei giorni, e non era una sua figlia devota. Pare che Teresa avesse già dovuto rimproverarle alcune cose, dovute specialmente alla sua giovane età.
Per la priora questo fu un motivo sufficiente per trattarla con una certa durezza. Perciò, non solo privò la santa del suo affetto quando ne avrebbe avuto un maggior bisogno, ma volle privarla anche dell’affetto degli altri. Non permise che ricevesse altre visite all’infuori di quelle delle sorelle del Convento. La fece mettere in un’infermeria molto appartata, e non si presentò con la comunità quando le fu portato il Viatico.
Poche volte come nella morte di Teresa, si è avverato quel detto secondo il quale la morte è esattamente come è stata la vita. Come la sua era stata un continuo impegno per camminare e cercare sempre un modo più perfetto di servire Dio, il suo grande amico, così, quando sentì che la morte le era ormai vicina, la salutò dicendo: «Ormai è tempo di mettersi in cammino». A dire il vero, la morte era stata per Teresa, il desiderio di un incontro che sentì molto presto e che invecchiò con lei; un desiderio coltivato per lungo tempo e mai soddisfatto, ma al quale non aveva saputo rinunziare. Ora però, lo sentiva misteriosamente a portata di mano, come chi è sicuro d’aver portato a termine la missione che gli era stata affidata. Perciò, quando il padre Antonio si avvicinò al suo letto, e presagendo la sua fine, le chiese che pregasse il Signore di lasciarla ancora fra le sue figlie, Teresa gli rispose: «Taci, padre, proprio tu dici queste parole? Io non sono più utile in questo mondo».
La sua missione era veramente finita: le restava da compiere l’ultimo sforzo per superare la soglia della morte e trovarsi nelle braccia di Dio per rendergli conto del lungo viaggio che aveva fatto. Ed essa, perfettamente conscia della situazione, chiese, per compiere meglio quell’ultimo passo, il Viatico. Nessuno dei presenti poté dimenticare l’emozione provata in quel momento. Erano le cinque della sera del 3 ottobre 1582. Teresa chiese che le fosse portato il Santissimo. La sua infermiera, Anna di San Bartolomeo ricorda che «sebbene fosse così debole da non potersi muovere dal letto senza essere aiutata, quando il Santissimo entrò nella sua cella, si pose a sedere sul letto senza che alcuno l’aiutasse, e lo fece con tale impeto quasi volesse buttarsi fuori dal letto… Con le mani giunte e con grande fervore, diceva tra l’altro: Oh mio Signore e mio Sposo! Finalmente è giunta l’ora di vederci! È giunta l’ora di partire; andiamocene in pace. Sia fatta la vostra volontà. Sì, è giunta l’ora che io esca da questo esilio e che goda Voi che tanto ho desiderato. Vi ringrazio mille volte per avermi fatta figlia della Chiesa e di finire in essa la mia vita».
Si rivolse poi alle consorelle e figlie presenti e disse loro: «Figlie mie e signore mie, vi prego per amore di Dio di tenere in grande conto l’osservanza della Regola e delle Costituzioni; se le osserverete con esattezza non avrete bisogno di altro miracolo per essere canonizzate. Non badate al cattivo esempio che questa cattiva monaca vi ha dato e perdonatela per amore di Dio».
In quel momento Teresa vedeva ancora più chiaro quello che aveva sempre presentito: che, per presentarsi a Dio senza sentirsi oppressi, è necessario portare nelle mani un documento del prossimo che attesti il nostro amore per lui e dica che ci ha perdonato le nostre mancanze d’amore nei suoi confronti. Allo stesso tempo, come se sentisse il peso di tutti i peccati della sua vita, ne chiedeva continuamente perdono a Dio. Quindi non cessava di ripetere alcuni versetti del Salmo di Davide col quale come peccatrice, sentiva di identificarsi: «Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato tu, o Dio non disprezzi. Crea in me, o Dio, un cuore puro. Non respingermi dalla tua presenza».
Queste furono davvero le sue ultime parole. Era come se sentisse d’essere a un passo da Dio e pensasse che, per vederlo a faccia, a faccia, è necessario che Egli purifichi ancora un’ultima volta gli occhi e più ancora il cuore.
Ripeté queste parole per tutta la notte, ma, quando spuntò l’alba, come se Dio avesse consolato il suo cuore, Teresa rimase in silenzio, l’unico modo veramente rispettoso di disporsi all’intimità con Dio.
E così, essa trascorse l’ultimo giorno della sua vita sulla terra in una grande quiete, come per smaltire meglio la fatica di tutti i suoi lungi viaggi.
Non pronunziò più una parola fino alle nove di sera, quando spirò. Quella fu la sua ora, quella in cui terminò davvero il suo ultimo viaggio per il faccia a faccia.