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9 AGOSTO

Santa Teresa Benedetta della Croce, vergine, martire e patrona d’Europa

Festa

9 agosto 1568

Accompagnata da Juan de Santo Matía, Antonia dello Spirito Santo (Henao), e altre cinque monache e una postulante, Teresa di Gesù parte da Medina del Campo per la fondazione di Valladolid. Giuliano d’Avila le precedette per preparare la loro accoglienza a Valladolid. Il viaggio avvenne su un carrettone coperto da telo.

9 agosto 1942

La domenica stessa del suo arrivo, proveniente da Westerbork in Olanda, dopo un viaggio allucinante durato tre giorni, Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), è asfissiata con la sorella Rosa, nella famigerata Casa Bianca adibita a camera a gas, ad Auschwitz Birkenau in Germania. Ciò avviene per comando di R. F. Höss. Poi è portata al crematorio, dove il suo corpo probabilmente fu bruciato.

NARRAZIONE DEL BEATO TRANSITO DI S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE

patrona d’Europa

Introduzione

L’anno dell’Incarnazione del Signore Nostro Gesù Cristo, 9 agosto 1942, domenica, Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), entra nella vita. Il più bel giorno per morire in Cristo. Il Beato transito avviene nel lager di sterminio di Auschwitz-Birkenau in Germania.

Non ci sono né documenti né testimoni oculari che provino la morte di Edith Stein e dei suoi compagni e compagne di passione. Solamente con il passare degli anni, resoconti, lettere, appunti e nomi si sono combinati insieme come in un mosaico, così che oggi, dopo più di mezzo secolo, ci è possibile ricostruire il percorso della sua settimana di passione dal 2 al 9 agosto 1942 e conoscere il destino di coloro che, in qualità di compagni di passione, hanno sofferto con e come Edith Stein durante quella settimana.

In Olanda, all’inizio del luglio 1942, avvenne la prima deportazione di ebrei, per comando del Commissario Generale Seys-Inquart. Ciò spinse i vescovi cattolici e protestanti a stendere una lettera di protesta (11 luglio) la quale fu fatta leggere in segreto al Commissario Generale Seys-Inquart. Egli fece proibire la lettura in pubblico. I vescovi cattolici non si allinearono come i protestanti e decisero di darne lettura pubblica. Il destino degli ebrei cattolici viene deciso la domenica 26 luglio 1942, quando dai pulpiti di tutte le chiese d’Olanda viene letta la Lettera Pastorale dei vescovi. Essi stigmatizzavano severamente le deportazioni dei concittadini ebrei. In una riunione segreta del Commissario Generale per la sicurezza, che si tenne il giorno successivo, come atto di rappresaglia alla Lettera Pastorale dei vescovi cattolici viene decretato l’arresto e la condanna a morte degli ebrei cattolici in Olanda, comprendenti anche molti emigrati dalla Germania. Con l’obbligo di denuncia, la Gestapo non ha più ostacoli e con un blitz la domenica seguente, 2 agosto, arresta gli ebrei cattolici, rastrella i Monasteri, arresta i religiosi, incluse le persone che hanno trovato rifugio presso di loro nei Monasteri o Conventi. Il bottino di quella domenica è, secondo le dichiarazioni della direzione del dipartimento ebreo per il distretto dell’Aia, di 212 arrestati. A questi si aggiungono altri 32 ebrei, agli arresti presso la succursale di Amsterdam.

Molti degli arrestati vennero trasferiti nello stesso giorno nel lager della polizia di Amersfoort. Là vengono aggiunti a coloro che, poi, nella settimana di passione vissuta in comune all’inizio di agosto, intraprendono il cammino verso la morte.

Martedì 4 agosto, il trasporto prosegue per il campo di Westerbork, dove gli ebrei mantengono ancora diversi contatti personali ed epistolari con il mondo esterno, fino al trasporto finale: venerdì 7 agosto. Nelle relazioni dei messaggeri che possono accedere al campo, nelle lettere, negli appunti, nei telegrammi che escono da là, ricorrono sempre i nomi dei religiosi e dei laici, che alla fine si trovano uniti in un destino comune nel lager e nel carro merci che li portano ad Auschwitz.

Tra gli arrestati del 2 agosto la dottoressa Edith Stein, Teresa Benedetta della Croce (51 anni) è probabilmente la più conosciuta, poiché, già prima di entrare nel Carmelo, aveva acquistato fama internazionale come filosofa. Con lei, quella domenica pomeriggio, viene arrestata dalla Gestapo Rosa Stein (59 anni), sua sorella di circa otto anni maggiore di lei, che è stata battezzata nel 1936 a Colonia e che da qualche tempo presta servizio come terziaria nella portineria del Carmelo di Echt. Uscendo dal Monastero dice alla sorella Rosa: «Andiamo per il nostro popolo», furono le ultime sue parole dette al Carmelo.

Lasciava il manoscritto per un libro su San Giovanni della Croce, quasi come testamento, intitolato Scientia Crucis. In un suo biglietto, probabilmente del 2 Dicembre 1941, aveva scritto: «Sono contenta di tutto. Una Scientia Crucis si può acquistare solo se la croce si sente pesare in tutta la sua gravità. Di questo sono stata convinta fin dal primo momento e ho detto di cuore: Ave Crux, spes unica».

Il giornalista Peter van Kempen, mandato dal Carmelo di Echt, ha testimoniato: «Ho avuto l’impressione di trovarmi di fronte ad una donna spiritualmente grande e forte, che non sembrava venire a noi da un campo di prigionieri. Abbiamo parlato per venti minuti. La prima cosa che la Serva di Dio mi domandò fu se le avessimo portato un abito… Mi disse che avrebbe sempre portato il suo abito di Carmelitana. Disse anche che nel campo si poteva pregare… Era contenta di pregare e di poter allo stesso tempo fare anche qualcosa per i compagni di prigionia. Parlò di donne che si trovavano disorientate con i loro bambini e delle quali doveva prendersi cura… Durante la conversazione ho fumato una sigaretta. Le chiesi se ne voleva una anche lei. Mi rispose che lo aveva fatto un tempo e che un tempo aveva pure ballato».

Un’altra testimonianza afferma: «Tra tutti gli altri deportati suor Teresa Benedetta attirava l’attenzione per la sua calma e il suo abbandono. Le urla e la confusione nel campo erano indescrivibili. Lei andava qua e là tra le donne consolando, aiutando e calmando come un angelo. Molte madri, vicine ormai alla follia, non si occupavano più dei loro bambini e guardavano davanti a sé con ottusa disperazione. Lei li lavava, li pettinava, e curava».

Confidò ad un compagno di prigionia: «Non avrei mai immaginato che gli uomini potessero essere così… e che le mie sorelle e i miei fratelli ebrei dovessero soffrire tanto… Ora io prego per loro. Ascolterà Dio la mia preghiera? Certamente ascolterà il mio lamento».

Forse spesso il suo pensiero andava al suo Carmelo, di cui disse: «Il Carmelo è un giardino in cui Dio e l’anima vivono in intimità… Ciò che più meraviglia è il fatto che lo spirito del Carmelo sia l’amore, e che questo spirito sia completamente vivo in questa casa… Non conosco nulla di più grandioso!».

In uno dei resoconti della polizia vengono menzionati i coniugi Bromberg, che, insieme alla figlia Ruth e al figlio Riccardo, si ritrovano con gli altri nel campo di Amersfoort e iniziando il loro calvario a Westerbork. Quando il 7 agosto viene stilata la lista dei trasporti, loro vengono risparmiati. Da loro abbiamo avuto più tardi un esauriente resoconto degli avvenimenti nel lager e della deportazione. Il resoconto termina con le parole: «Al mattino presto del 7 agosto, quando il sole non era ancora sorto, una lunga fila di uomini, donne e bambini attende sulla strada che attraversa il lager. Stranamente si distinguevano gli abiti religiosi dagli zaini e fagotti. Al posto dei poliziotti ci sono le SS armate, che impartendo ordini severi, fanno uscire la lunga fila dal lager. Per molto tempo ancora coloro che sono rimasti hanno salutato facendo cenni con la mano. Costoro sono stati gli ultimi ad aver visto qualcosa di quel trasporto».

Quando Edith Stein, il 1° maggio 1987, è stata beatificata da Papa Giovanni Paolo II, nello Stadio di Köln-Müngersdorf, non si è parlato specificatamente dei suoi compagni e compagne di passione. Ma non c’è dubbio che tutti questi medeslachtoffers, vittime dell’olocausto, così come vengono citati nei testi olandesi, abbiano accettato la loro morte violenta in totale consegna a Dio. Molti documenti ne sono la prova.

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