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19 Dicembre 2018 giorno intero
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19 DICEMBRE

19 dicembre 1654

Muore sul Monte Carmelo ad Haifa in Palestina Basilio di San Francesco (Francesco de Quintal) fondatore della nostra Missione di Mesopotamia (Iraq). Era nato a Santarem presso Lisbona in Portogallo e professato a Montecompatri il 24 maggio 1618. È un grande missionario, un perfetto conoscitore della lingua araba e persiana, ma soprattutto un innamorato della sua vocazione e della vita di silenzio e preghiera che lo realizzano appieno. Chiese ed ottenne dopo anni di vita in Missione di ritirarsi sul Monte Carmelo da poco recuperato da Prospero dello Spirito Santo. Vi giunse nel 1644, vi fu eletto terzo vicario nel 1654 e vi morì santamente. Fu sepolto accanto a padre Prospero nella primitiva cappella della Madonna accanto alla grotta di Sant’Elia.

19 dicembre 1898

Nel Convento di San Matteo in Arcetri, il Servo di Dio Raffaello Carlo Rossi, è rivestito dell’abito carmelitano col nome di Raffaello di San Giuseppe e a questo nome fu particolarmente legato per tutta la vita anche da Cardinale, si firmava sempre Raffaello Carlo e mai viceversa.

19 dicembre 1999

Il Definitorio Generale, nella sessione 44, seguendo l’esempio del Santo Padre in questo anno del Giubileo, stimò giusto emanare una dichiarazione ufficiale di Revoca della sentenza di espulsione dall’Ordine pronunciata contro Jerónimo della Madre di Dio (Gracián), figlio e discepolo prediletto della nostra Santa Madre Teresa di Gesù, come gesto ufficiale di riabilitazione e di riparazione per l’ingiustizia di cui fu vittima. Infatti, avendo esaminato gli studi pubblicati prima e dopo il Capitolo Generale del 1991, i fatti storici per i quali sentiamo una profonda pena sono in modo particolare l’espulsione dall’Ordine di Jerónimo Gracián e del suo segretario, Bartolomeo di Gesù, come pure i pesanti castighi inflitti ad Anna di Gesù (Lobera) e a Maria di San Giuseppe: tutte persone della massima fiducia della nostra Madre e testimoni di prim’ordine nel gruppo fondazionale. Bisogna anche lamentare il fatto che oltre alle ingiustizie che hanno dovuto subire in vita, si è aggiunto un approccio ingiusto tributato a dette persone nella nostra storiografia, cancellandole talvolta dove avrebbero dovuto comparire o bollandole di difetti che in realtà non avevano avuto. Alla domanda di essere riammesso, presentata da Jerónimo Gracián appena liberato dal carcere, nell’aprile del 1595 (cfr. MHCT 9, p. 184-185), il Preposito Generale, Elia di San Martino rispose: «Anche V. R. sa, come chi ha governato, che il prelato deve anteporre il bene della comunità a tutte le cose, compreso la propria vita e la consolazione dei propri amici; per questo mi sono trattenuto: volevo sperimentare se, riammettendo V. R. tornasse la pace tra i religiosi. E ho trovato grandi indizi che il farlo causerebbe grande discordia e divisione che, come capo, quantunque indegno, sono obbligato ad evitare ciò per quanto posso. E per questo chiedere a V. R. che dal momento che si è ritenuto e si ritiene per figlio della Religione ed è così grande l’amore che ne ha, per amore di essa acconsenta a rimanere appartato; quanto bene avrà fatto a volte al Signore la orazione di San Paolo: Cupio anathema esse pro fratribus meis. E dal momento che Sua Maestà lo ha permesso, non c’è motivo di sconforto, in quanto la sua corona non è persa ma raddoppiata […] Sono sicuro che quando Sua Divina Maestà vedrà conveniente per il maggior bene dell’anima di V. R. l’essere di nuovo ricevuto da noi, lo ordinerà, come suole farlo in altre cose, senza che uomini come me lo pongano in atto…» (MHCT 9, p. 599-600). Nel medesimo tempo il padre Gracián ottenne da parte di Papa Clemente VIII il Breve Apostolicæ Sedis benignitas nel quale si stabilì che fosse riammesso, cosa che non fu portata a termine. Il Breve a lui indirizzato dice testualmente: «Vi concediamo, dandovi licenza, di tornare al detto Ordine dei Frati Carmelitani Scalzi ed essere nuovamente ricevuto in esso, usufruendo di tutte le grazie, privilegi, indulti, favori, prerogative, voce attiva e passiva, come se non ne foste mai stato privato o espulso. Ordino pertanto al Vicario e ai Definitori e agli altri superiori e frati del detto Ordine che vi ricevano e trattino con bontà e permettano di usufruire in pace dei detti privilegi e grazie e altre cose. Ciò nonostante le nostre dette Lettere né altre costituzioni o ordinanze apostoliche, ecc.». Quantunque in ritardo e senza voler suscitare nuove polemiche, il Definitorio giudica che è giunto il momento di fare una dichiarazione che faccia giustizia ad un religioso tanto importante per il progetto di rifondazione teresiana. Parafrasando le parole pronunciate da San Giovanni Paolo II il 17 dicembre 1999 nel suo discorso ai partecipanti al Congresso Internazionale svoltosi a Roma sulla figura di Jan Hus, anche il Definitorio vuole dire: «Oggi, alla vigilia del grande Giubileo, sentiamo il dovere di esprimere una profonda pena per la espulsione dall’Ordine inflitta al padre Girolamo Gracián della Madre di Dio, e per la conseguente ferita, fonte di conflitti e di divisioni, che si è aperta in questo modo nelle menti e nei cuori dei figli e figlie di Teresa di Gesù». Come successori di Elia di San Martino e del suo Definitorio, che negarono la riammissione al padre Gracián, facendo memoria di quanto dobbiamo al padre Gracián, collaboratore fedele ed instancabile della nostra Madre Teresa di Gesù, e desiderando seguire l’esempio di San Giovanni Paolo II e della Chiesa Universale, vogliamo entrare nel Terzo Millennio come Carmelo Teresiano con una memoria riconciliata con il suo passato, e un entusiasmo rinnovato per guardare al futuro. Tornando al discorso del Papa, citato prima, facciamo nostre le sue parole: «È di importanza capitale, in questa prospettiva, lo sforzo che gli studiosi possono sviluppare per arrivare ad una comprensione più profonda e completa della verità storica. La fede non ha niente da temere dall’impegno di ricerca della verità storica, dal momento che la ricerca è orientata in ultima analisi verso quella verità che ha la sua fonte in Dio. […] La verità può anche rivelarsi scomoda quando ci chiede di abbandonare i nostri radicati pregiudizi e stereotipi. Questo vale per le Chiese, per le comunità ecclesiali e religiose, come pure per le nazioni e gli individui. Malgrado tutto, la verità che ci fa liberi dall’errore è la verità che ci rende liberi di amare». (L’Osservatore Romano, 18.12.1999, p. 5).

19 dicembre 2011

La Santa Sede ha dato la notizia dell’approvazione del decreto con cui si riconoscono le virtù eroiche del Servo di Dio, il carmelitano scalzo e fondatore dell’Istituto secolare Notre-Dame de Vie, Padre Maria Eugenio del Bambino Gesù. Con tale riconoscimento il Servo di Dio, è dichiarato Venerabile.

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