17 AGOSTO
Beato Angelo Mazzinghi, sacerdote
Memoria
17 agosto 1438
Si spegne nel Convento del Carmine in Firenze, Angelo Mazzinghi. Figlio di Agostino della famiglia Mazzinghi, dimorante in Firenze, non si conosce con precisione l’anno della sua nascita. Agli inizi del XV secolo, nell’Italia centrale si manifestò un desiderio di Riforma. Il Convento delle Selve, tra Firenze e Pisa, è ricordato per la prima volta come casa di osservanza nel 1413; Angelo fu il primo che emise la professione nell’osservanza delle Selve, primo figlio della Riforma, come lo chiama il necrologio fiorentino. Rimase priore delle Selve fino al 1430, e di nuovo nell’anno della sua morte. Gli anni di mezzo li passò a Firenze, dove fu priore dal 1435 al 1437. In questa città Angelo si dedicò ad un apostolato assai efficace di predicazione. L’osservanza delle Selve, la Riforma iniziatasi nel Convento omonimo di Lastra a Signa, sfociò poi nella cosiddetta Congregazione Mantovana.
17 agosto 1574
Nasce a Calahorra in Spagna, Juan Roldán (Giovanni Taddeo di Sant’Eliseo), professo (1597) della Provincia della Vecchia Castiglia. e trasferito alla Congregazione dei Carmelitani Scalzi della Congregazione di Sant’Elia, d’Italia, nel 1600. Promotore delle Missioni dell’Ordine, fu inviato in Persia (Iran) con Paolo Simone di Gesù Maria e Vincenzo di San Francesco (Juan de Gambart) da Clemente VIII nella prima spedizione nel 1604. Fu priore e vicario Provinciale. Tornato a Roma nel 1629 per trattare dell’unione dei cristiani Armeni, la Congregazione di Propaganda Fide, il 30 novembre 1629, dopo molte discussioni, decreta la sua elezione a vescovo di Ispahan con il titolo di vescovo di Treseclesiense. Urbano VIII erige la cattedrale di Ispahan e nomina Giovanni Taddeo di Sant’Eliseo primo vescovo il 6 settembre 1632. Consacrato lo stesso anno, il papa gli concede speciali facoltà il 30 marzo 1633. Muore a Lérida a seguito di una caduta da un mulo il 5 settembre 1633, senza poter prendere possesso della sua sede.
17 agosto 1578
Giovanni della Croce, evade la notte del 17 agosto dalla prigione dei calzati calandosi dalla finestra, raggiunge di buon mattino il Monastero delle Carmelitane Scalze di Toledo dell’odierna via Núñen de Arce e provvidenzialmente si può nascondere in clausura. In giornata racconta alle monache i particolari della sua lunga prigionia e della fuga che recita le poesie che ha composto in carcere: «En una noche oscura…», «¿Adónde te escondiste…?», la Beata Maria di Gesù, novizia da un anno in Monastero, fa così a conoscenza di Giovanni della Croce, che diverrà poi direttore della sua anima, come lei stessa confessa in una bellissima testimonianza: «Quello che io so delle grandi virtù del nostro Giovanni della Croce è che lo trattai e vidi molte volte, e sempre conobbi in lui grande santità e uno spirito tutto del cielo. Insegnava una grande abnegazione e mortificazione e distacco da tutte le cose, perfino dalle cose molto spirituali, mettendo le anime in una grande conformità con la divina volontà e nel desiderio del più perfetto. Questo è quanto ho visto e conosciuto».